mercoledì 4 ottobre 2017

Appunti per un naufragio
Davide Enia
Sellerio

Il giovane autore siciliano ha scritto un romanzo di forte impatto, che ci permette di osservare la drammatica situazione dei migranti e in particolar modo dei naufraghi nel Canale di Sicilia, scostandosi dal canone del reportage nudo e crudo per affrontare l'aspetto più umano delle persone coinvolte.
Davide Enia intitola il suo lavoro "Appunti", non perchè si tratti di un'opera frammentaria o discontinua, ma perchè è impossibile dare un resoconto logico e analitico di una epopea che è ancora in atto. La stessa cosa accadde durante l'ultima guerra mondiale: per parlare del genocidio degli ebrei e descrivere gli orrori dei campi di concentramento fu necessario aspettare parecchio tempo, perchè la storia fosse metabolizzata.
L'orrore fa notizia al giorno d'oggi, ma per esplorare i turbamenti che comporta nelle relazioni fra le persone dobbiamo prenderci un po' di tempo e riflettere su ciò che accade. Ecco il perchè di questi appunti: un tentativo di fissare i fatti perchè non si dimentichino, per poterli analizzare un giorno con il dovuto distacco.
La seconda parola del titolo, naufragio, ci mette di fronte al tema immenso della perdita. In primo luogo la perdita della vita di tante, troppe persone. Ma è anche la perdita della patria, degli affetti, del proprio mestiere, dell'identità di uomini.  Gli stessi soccorritori che si prodigano per salvare la vita di tanti migranti, per dare loro del cibo, le cure necessarie, un tetto, non sempre si rendono conto di quanti e quali affetti si sono spezzati quando quegli uomini hanno intrapreso il terribile viaggio attraverso il deserto e il mare.
Anche la società in senso lato fallisce, naufraga di fronte a tanto dolore, incapace di trovare una soluzione e una risposta alle migrazioni. Nel corso dei grandi esodi della storia mai ci sono stati tempi e mezzi per poter arginare gli eventi e porre fine alla tragedia. La società è destinata all'impotenza.
In un panorama catastrofico emergono però le relazioni che i singoli riescono a instaurare attraverso l'accoglienza e l'ascolto. Anche se l'istinto sarebbe quello di scappare, c'è chi avverte l'urgenza di aprire la porta di casa, di mettersi a disposizione, di offrire anche solo un sorriso.
Parallela alla tragedia collettiva si dipana anche la tragedia intima della famiglia del narratore. Lo zio, malato di tumore, è prossimo alla fine. Il rapporto con il fratello e il nipote, che in passato era superficiale e distante, si approfondisce. La sofferenza di una persona cara suscita un dolore forte, risveglia sentimenti, riflessioni e l'urgenza di raccontare e raccontarsi.
Il dolore personale che accompagna la scomparsa di un parente o di un amico ci ferisce in maniera differente rispetto al dolore collettivo. Ma quello che Davide Enia ci suggerisce è di fermarci un attimo a pensare, di metterci nei panni di chi ha salutato un figlio, un marito, un fratello e l'ha visto partire per un paese lontanissimo, con il timore di non vederlo più tornare.
Il romanzo offre tantissimi spunti di lettura e di riflessione personale, legati alla propria storia, ai propri sentimenti, al proprio vissuto.

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